Tra gli esempi più riusciti di abbinamento arte e vino che abbiamo in Italia c’è senz’altro il Chianti Classico Casanuova di Nittardi che da venti anni Peter Pfemfert e Stefania Canali propongono ogni vendemmia con un’etichetta artistica in serie limitata. Un abbinamento non forzato, affatto, visto che i due proprietari di Fattoria Nittardi si dividono tra il Chianti, dove hanno una bellissima tenuta a pochi passi da Castellina in Chianti, con tanto di esposizione permanente delle sculture da esterni, anche nelle vigne, e Berlino, dove si trova la loro galleria d’arte.
Poche settimane fa è stata lanciata la nuova etichetta, realizzata da Pierre Alechinsky, che come motivo ha scelto “una foglia di vite che si rallegra del nobile vino che riempie il bicchiere”. Come sempre l’artista coinvolto ha realizzato due lavori: uno per l’etichetta, l’altro per la carta seta in cui è avvolta la bottiglia. In più, quest’anno, per presentare la nuova etichetta è stata organizzata a Roma una mostra presso la bella Galleria Edieuropa in cui per la prima volta sono stati esposti insieme tutti i lavori di tutti gli artisti coinvolti nel corso degli anni, tra cui A.R. Penck, Yoko Ono, Corneille, Mitoraj, Emilio Tadini, Arroyo, Giuliano Ghelli, Valerio Adami, Mimmo Paladino, Tomi Ungerer, Friedensreich Hundertwasser e, per l’annata 2008, il Premio Nobel per la Letteratura Günter Grass. Un progetto di abbinamento arte e vino che funziona per la sua coerenza oltre che per la qualità di vino e opere artistiche.
L’abbinamento arte ed etichetta ben si presta al marketing vinicolo, in questo caso ancor più dato che mi sembra di capire come l’arte sia una passione vera per i proprietari della cantina.
L’unico dubbio che ho riguarda la difficoltà nel sedimentare l’immagine di prodotto; soprattutto nella mente di estimatori che si approcciano per la prima volta ad una bottiglia. Spesso un’etichetta che non cambia negli anni (salvo restyling) è forte quanto e più dello stesso brand (ups… della cantina :-)) e diventa un segno indiscutibile di riconoscimento.
Parlo del tipico… “massì, quel vino con l’etichetta con disegnato…”.
Personalmente preferisco quindi sì un intervento artistico, ma poi sedimentato negli anni, uguale per le diverse annate!
Ciao Massimiliano, grazie del commento. Ho riletto il mio post e capisco che forse poteva essere fuorviante per chi non conosce ancora questa azienda. Mi spiego, il Chianti Classico Casanuova di Nittardi viene proposto anche con un’etichetta artistica in serie limitata. Siamo infatti d’accordo che sia necessario rafforzare l’identità di un prodotto utilizzando anno dopo anno la stessa etichetta – salvo un restyling di tanto in tanto. Questa iniziativa invece si riferisce a un numero limitato di prodotti che quindi hanno l’obiettivo di dare una veste più preziosa a un contenuto già prezioso. Da questo punto di vista l’esempio di Fattoria Nittardi mi sembra quindi riuscito. Buona serata!