La scorsa settimana, a Roma, si è tenuta la Social Media Week. Era già un po’ di tempo che seguivo l’evento e quest’anno ho proposto un panel sull’internet of things in vigna, argomento che mi interessa molto. Con l’occasione ho chiamato a parlare della loro esperienza anche Marco Caprai, che di internet of things in vigna si occupa da tempo, che Sergio Bucci dei Vignaioli del Morellino di Scansano visto che quel progetto lo conosco molto bene.
A me, il compito di introdurre l’argomento.
Partiamo da una premessa
Nell’immaginario del consumatore l’agricoltura, e quindi anche la viticoltura, viene spesso vista come qualcosa di bucolico e pittoresco. Al massimo, per chi vive in provincia, il trattore può essere associato a lunghe code che neppure sul Grande Raccordo Anulare. In realtà oggi la cabina di un trattore è più simile alla cabina di pilotaggio di un aereo di quanto possiamo immaginare. I trattori si possono addirittura “guidare da soli” impostando il GPS. Insomma, l’innovazione tecnologica sta facendo grandi passi in avanti e se nel passato recente l’innovazione puntava soprattutto alla meccanizzazione dell’agricoltura, per ridurre i costi, oggi l’obiettivo è più spesso quello della sostenibilità ambientale. O meglio, l’innovazione punta a ridurre i costi ma tenendo conto della sostenibilità ambientale. Addirittura credo che l’innovazione possa essere ancora più interessante alla luce dei cambiamenti climatici che tutti vediamo attorno a noi. E se l’Internet of Things ci aiutasse proprio a gestire meglio i cambiamenti climatici?
Una definizione dell’Internet of Things
Ma facciamo un passo indietro, e partiamo da una definizione dell’Internet of Things, o Internet delle Cose. Si riferisce alla possibilità di mettere in collegamento oggetti diversi grazie a una rete internet attraverso la quale possano scambiarsi dati. Che oggetti? Beh, quello più emblematico è di sicuro il drone, sarà che è più “fotogenico” di un sensore da mettere sulla vite. In generale, in viticoltura, i sensori sono quelli che possono al momento creare maggiori opportunità. Il loro costo infatti si è ridotto notevolmente e grazie alle schede Arduino abbiamo la possibilità di utilizzare i dati raccolti dai sensori e metterli in dialogo tra di loro. Così in vigna l’Internet of Things si riferisce a sensori che misurano temperatura ambientale e umidità, pressione atmosferica, temperatura del suolo, umidità sulle foglie, intensità dei raggi solari, ecc. Le azioni prese sulla base di questi dati costituiscono la cosiddetta agricoltura di precisione.
Aree di applicazione
Nel settore del vino abbiamo tre principali aree di applicazione dell’Internet of Things:
- in vigna – attraverso droni, appunto, e sensori che raccolgono le informazioni menzionate sopra
- in cantina – attraverso sensori che misurano ossigeno, PH, CO2, acido lattico, ecc
- nella distribuzione – per permettere una migliore gestione della cantina e delle scorte attraverso sensori NFC o RFID, o con le smart bottle con cartucce ricaricabili; c’è da chiedersi anzi se Amazon tra un po’ non implementerà un bel Dash botton che permetterà di rinnovare le proprie scorte di vino con un semplice click.
[su_box title=”Come funziona l’Internet of Things in Vigna?” radius=”1″]attraverso i sensori vengono raccolti dati sullo stato della vigna, del filare, della vita. I dati possono essere incrociati ad esempio con i dati raccolti dal drone, o con le previsioni meteo, o, con il tempo, con lo storico e le azioni prese in passato e i relativi risultati. In questo modo si può dare un input a chi gestisce i macchinari di andare a trattare in un dato momento, e magari solo in una porzione del filare – per questo si chiama agricoltura di precisione.[/su_box]
Implicazioni dell’uso dell’Internet of Things nella produzione del vino
Quali sono le implicazioni? Ci sono quattro aree
- Ambientale: l’Internet of Things punta a ridurre l’impatto ambientale, ad esempio riducendo il consumo di acqua, limitando l’uso di trattamenti allo stretto necessario visto che grazie all’agricoltura di precisione è possibile intervenire solo lì dove necessario;
- Business: l’Internet of Things ha dei costi sempre più bassi. I sensori costano poche decine di euro e anche le schede Arduino a cui sono collegati. Non dimentichiamoci poi che trattare il vigneto comporta dei costi di manodopera e di materiali, che si riducono agendo solo dove necessario;
- Immagine: quanto è emerso dall’incontro, parlando con Caprai e con Bucci è che l’uso dell’IoT non influenza l’immagine in termini commerciali, e anzi spesso è difficile spiegare cosa si sta facendo – da Caprai hanno provato a farlo in modo a mio avviso molto chiaro con il video qui sotto. Resta il fatto che adottare simili tecnologie pur non fungendo (ancora?) da leva commerciale credo che crei occasioni per far parlare di sé e di sicuro ha una notiziabilità elevata al momento;
- Territorio: ora, quando si parla di territorio, settore dell’enogastronomia, mi piace considerare non solo il paesaggio ma anche le persone che ne fanno parte e le tradizioni che lo caratterizzano oltre alle produzioni più tipiche. Di sicuro l’IoT ha un impatto anche sul territorio – riducendo l’impatto ambientale e l’uso di trattamenti si ha un impatto positivo sulle famiglie che abitano in quel territorio, si modificano le tradizioni, magari – Bucci menzionava l’usanza di fare i trattamenti per la peronospera solo dopo marzo, mentre i sensori all’inizio dell’anno hanno suggerito di farlo prima, e a ragione – e si crea l’opportunità di interagire anche con le università – più o meno locali – o di farsi promotori di ITS, Istituti Tecnici Superiori, per poter formare giovani con le necessarie competenze.
Per finire, qui trovate un racconto di quello che i Vignaioli del Morellino di Scansano hanno iniziato a fare l’anno passato con Internet of Things in vigna.
Qui invece c’è il video di Arnaldo Caprai in cui spiegano bene cosa stanno facendo. Qui invece il racconto dell’incontro a firma di Luciana Squadrilli.