In questi giorni se n’è parlato tantissimo, sulla stampa specializzata (1, 2) ma anche su quella generalista (1, 2, 3), e finalmente trovo qualche minuto per dire la mia…Il Comitato di Gestione dei vini UE ha ammesso nei giorni passati l’ipotesi di utilizzare i chips (trucioli di legno) per invecchiare il vino dando un effetto barrique ma senza la barrique. La cosa assurda, come hanno detto molti, tutti, è il fatto che questa menzione non dovrà essere indicata in etichetta, ma basterà non dire che il vino è stato invecchiato in barrique.Inutile dire che la cosa ha destato uno scandalo incredibile, e assolutamente motivato!
E’ davvero assurdo, ma purtroppo tipicamente europeo a mio avviso, combattere certi tipi di comportamenti peggiorando la situazione. Mi spiego: l’utilizzo dei trucioli è stato ammesso per combattere la concorrenza sleale di paesi come Sud Africa, Australia e Stati Uniti dove la pratica della chip-infusion è già praticata senza nessun vincolo. Ora, anziché imporre dei vincoli alle importazioni come fanno negli Stati Uniti (fate le etichette come diciamo noi!), e come ad esempio è stato suggerito in Diario Enotecario, ma non credo sia l’unico, ci si abbassa al loro livello, andando a scapito di chi? Del consumatore. Il consumatore infatti acquisterà una bottiglia di vino senza avere la più pallida idea di cosa si troverà dentro. Tutto ciò andando a vantaggio dei grandi gruppi e destinando a un’amara fine ai piccoli produttori.
E’ un po’ quello che è successo con le varie riforme universitarie fatte per omologare l’uni italiana a quella europea, ma dove non si è cercato di innalzare il livello bassissimo ad esempio dell’università britannica omologandolo a quella italiana, ma l’inverso (chi ha fatto l’Erasmus negli ultimi 10 anni come me ha avuto modo di notare la differenza a tratti imbarazzante di preparazione tra gli studenti UK (e anche US!), e quelli italiani…
L’omologazione UE, insomma, è sempre al ribasso.
Foto di K. Vetrano