Giusto oggi ho trovato un articolo di Jancis Robinson apparso all’inizio del mese sul Financial Times in cui fa una bella panoramica di una certa inversione di tendenza che ha colpito il vino australiano. Dopo il grande boom degli anni passati, quando i vini australiani sembravano giungere in tutto il resto del mondo e sgominare qualsiasi potere pre-esistente, questi stessi vini hanno subito una battuta d’arresto, un’inversione di tendenza. E tutto ciò, e qui sta il paradosso, mentre di fatto la qualità dei vini australiani è migliorata.

Questione di immagine, sostiene Jancis Robinson. Come nel caso del mercato statunitense dove ad esempio i vini australiani sono stati penalizzati dagli innumerevoli brand che cercavano di scopiazzare il Yellow Tail, ma con una qualità decisamente inferiore. Nell’alto di gamma, invece, c’è stato un eccessivo pompare da parte di Robert Parker. Quanto al Regno Unito, la Robinson tira in ballo le dinamiche delle multinazionali e il portafoglio prodotti in crisi di identità della Fosters. Poi ci sono lo scandalo della Palandri nella wine region della Margaret River, che paradossalmente è priva di vigneti, e il fatto che gli australiani stessi stiano bevendo meno vino nazionale, rispetto a prima, mentre aumentano il consumo di quello importato.

Insomma, a volte fare piani marketing ventennali non basta… O magari, grazie alle capacità dimostrate finora, saranno più veloci a riprendersi di quanto non sarebbero stati gli altri.

5 risposte

  1. Ciao Slawka

    concordo sulla tua sintesi del mercate AUS, ma non ho capito la tua frase sulla Margaret River priva di vigneti. A me risulta che ce ne siano almeno 5000 ha.

    un saluto

    Mike

  2. Ciao Mike! mannaggia a me, avevo tagliato due parole mentre stavo editando e non me ne sono resa conto.
    Grazie della segnalazione! Preziosissimo!

    Poi ci sono lo scandalo della wine region della Margaret River
    diventa
    Poi ci sono lo scandalo della Palandri nella wine region della Margaret River

  3. Fino a 20 anni fa il consumo di vini australiani in UK era risibile, ora e’ il primo, davanti alla Francia e Italia. Certo non si puo’ dire che non abbiano avuto successo, e su come comunicare il vino al cliente finale credo che abbiano insegnato qualcosa a tutti, francesi e italiani in primis. Ma e’ chiaro che il sistema di produrre a basso costo non puo’ durare in eterno, ora si devono fare sotto le regioni, i terroirs australiani, che pure non mancano, e la zona di Margareth river e’ proprio una di quelle di maggior valore. Resistiamo alla tentazione di essere compiaciuti del loro rallentamento nelle vendite e nella loro crisi, perche’ sentiremo parlare di australia ancora. E forse, come dicevo, qualcosa da imparare da loro ancora ce lo abbiamo anche noi, non e’ che Puglia e Sicilia, tanto per fare due nomi di regioni che insieme producono molto di piu’ di tutta l’Australia, si basino su modelli molto differenti, con la differenza principale e’ che quando ci sono aiuti pubblici in Australia si puo’ avere maggior fiducia che vengano spesi con criterio.

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