Io sono una purista. Almeno quando si parla di arte. Ancora di più quando si parla di arte e vino. Sarà che, figlia di una pittrice professionista, sono nata nell’arte, con mia madre che si districava tra il crescere me a tempo pieno (e poi mio fratello) e portare avanti una vera carriera pittorica – niente hobby della domenica, per carità – sempre a tempo pieno.

Così quando leggo certi titoli nei comunicati le mie aspettative sono alte, e se non vengono rispettate la delusione è tanta. Ho letto giusto stamattina un titolo che si è rivelato sensazionalistico: Il futurismo a Cantine Aperte. A organizzarlo è una grande imprenditrice ma anche comunicatrice del vino, Donatella Cinelli Colombini, che ha deciso di celebrare in cantina il Futurismo nella prossima edizione di Cantine Aperte. A leggere il titolo, a leggere le prime righe del comunicato viene in mente che sia riuscita a trovare delle opere di Boccioni o Balla. Macché: il futurismo è una semplice “scusa” per far fare un’etichetta in serie limitata da un grafico pubblicitario/pittore di Siena che si è ispirato al Futurismo. Oltre a questa ispirazione futurista ci saranno in mostra anche le opere d’arte d’ispirazione futurista eseguite dai docenti e dagli allievi dell’Istituto d’Arte Duccio di Buoninsegna di Siena. Beh, il Futurismo è un’altra cosa, soprattutto perché c’era un’ideologia dietro a quel movimento, un pensiero ben definito che era stato il frutto di un momento storico ben preciso e distante da quello che viviamo ora.

Non so, ma a me questa è sembrata l’ennesima forzatura markettara che cerca di sfruttare la scusa dell’arte per vendere lo stesso prodotto. Insomma, più che arte e vino un’azione di marketing territoriale. Ma forse stamattina non avrei dovuto fare colazione con lo yogurt.

9 risposte

  1. Danx, pare si siano riferiti proprio a un episodio dell’epoca in cui si parlava di vino come benzina – alla fine interessavano più le macchine, hai ragione tu.
    A ogni modo, ancor più dopo essere stata proprio ieri alla mostra sul Futurismo che si chiude domani alle Scuderie del Quirinale, trovo questo un caso molto forzato di arte e vino. Questo è marketing fatto nel modo che meno amo.

  2. Ciao slawka!
    aldilà di futurismo o meno credo proprio che sia di poco gusto! un’accozzaglia di colori, che riesce solo a impressionare l’iride umano… ma certamente nn lo spirito!

    A presto
    eve

  3. “Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro”… frase presa dal Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti. Personalmente devo ammettere che l’etichetta ha, ovviamente dal mio punto di vista, un carattere decisamente aggressivo, quindi può considerarsi un capolavoro per il collezionista di etichetta.

    Ciao.

  4. Fabio
    Io non nego che l’etichetta sia stata ispirata dal Futurismo e che dietro ci sia stato uno studio del movimento, però qualsiasi movimento artistico è definito nel tempo, le rivisitazioni sono altra cosa, e dire che si porta il Futurismo a Cantine Aperte a mio avviso non ammette il portare rivisitazioni, ma il Futurismo vero e proprio.

    Detto ciò, ho idea che tu abbia rigirato un po’ le parole del caro Marinetti.
    Dire che “nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro” non equivale certo a dire che “una qualsiasi opera che abbia un carattere aggressivo sia un capolavoro”. 😛

  5. Hai pienamente ragione, nella vita reale solitamente le condizioni sono spesso solo sufficienti e non necessarie. A me comunque in questo caso l’etichetta piace, forse perchè vado pazzo per tutto ciò che ha colori a tinte forti. Ciao e complimenti per il blog.

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