Quello della leadership è un argomento che volevo affrontare da tempo, sarà che continuano a passarmi davanti esempi di buona e cattiva leadership, ultimamente. Non sarà marketing in senso stretto ma riguarda pur sempre il modo di fare business. Ma andiamo al dunque, ecco quindi le tre regole fondamentali per una buona leadership, almeno a mio avviso.
Regola n1 Knowledge is leadership, la conoscenza è leadership. Un leader è a conoscenza di ogni più piccolo aspetto dei progetti che cura, e anche del resto. Sembra scontato ma in un mondo di approssimativi forse neppure tanto. Il che vuol dire documentarsi, non spacciarsi per esperti di qualcosa quando non si conoscono neppure le basi, anche se farlo sembra l’ultima moda… Tanto prima o poi viene fuori, non c’è niente da fare.
Knowledge is leadership vuol dire anche verificare le proprie fonti prima di pronunciarsi in merito a qualcosa, perché se poi le fonti erano sbagliate, o distorte, il leader perderà credibilità, anche se l’errore inizialmente non è stato suo ma di altri.
Regola n2. Un leader prima ascolta, poi parla. Un leader non parla mai per primo, l’ultima parola deve essere la sua, ma questo vuol dire anche e soprattutto che deve saper ascoltare gli altri e agire di conseguenza. La leadership non è imposizione ma flessibilità data appunto dalla conoscenza.
Regola n3. Un leader sa valorizzare il lavoro degli altri. In questo mi riferisco sia ai collaboratori che ai concorrenti. Fate bene il vostro lavoro e dite solo il meglio dei vostri colleghi e concorrenti, qualunque sia il vostro ruolo. Valorizzate l’apporto di un collaboratore al vostro progetto e sembrerete ancora più grandi.Un produttore di vino che sparli sempre degli altri non darà certo l’impressione di uno sicuro del suo lavoro, ancor più se mette in giro false voci. E questo vale per tutti i ruoli, per tutti i settori.
Regola n4. Un leader sa ammettere le proprie colpe. Lo so, avevo detto che le regole erano tre ma questa consideratela la bonus track. Il fatto è che anche un leader sbaglia, ma in quanto leader non avrà paura di ammettere le proprie colpe e saprà chiedere scusa nel caso in cui le scuse siano dovute. Chi non ci riesce evidentemente non è un leader – e neppure un grande professionista a dire il vero – perché svela in realtà le proprie debolezze, dimostra di essere il primo a non credere nelle proprie capacità, e se non ci crede lui – o lei, perché qui le donne davvero non sono da meno degli uomini -, perché mai dovremmo noi?
(edit del 2013) Regola n.5 Un leader non ruba le idee degli altri. Un leader non ruba mai le idee degli altri. Soprattutto se si trovano nella sua squadra. Perché farlo vuol dire perdere la loro fiducia e tutte le idee che verranno al derubato in futuro. E se il derubato potenziale non si trova nella propria squadra, che cosa si può fare? Farselo alleato. Questa è la strategia più facile da sostenere nel lungo periodo. Rubare idee è solo una soluzione di breve periodo.