Di vino e ambiente ho già avuto modo di parlare più volte ma questa probabilmente è una delle innovazioni più coraggiose degli ultimi tempi: una bottiglia di vino fatta di carta pesta. La notizia, appresa via Corriere.it, riporta l’introduzione sugli scaffali britannici, a partire dall’inizio del 2012, di una nuova bottiglia ideata dalla società Greenbottle.
L’idea è nata quando Martin Myerscough, titolare dell’azienda, ha saputo che nel giro di 7 anni non ci sarà più spazio nel Regno Unito per le discariche e che le aziende che si occupano di riciclare hanno particolari difficoltà con le bottiglie di plastica. Anzi, ancora ricordo un documentario scandalo della BBC in cui, nel 2008, si rivelò che l’immondizia britannica da riciclare di fatto veniva spedita via nave in India e lasciata lì, metro sopra metro – bottiglioni di detersivo liquido inclusi – alla faccia della filosofia del chilometro 0. Queste nuove bottiglie, invece, che includono un involucro di plastica anch’esso riciclabile all’interno del quale verrà conservato il vino, sono biodegradabili, bastano poche settimane in un banale contenitore per compostaggio, e in più pesano solo una cinquantina di grammi contro il mezzo chilo della bottiglia di vetro. Un altro risparmio in termini di costi ambientali e non. Al momento è in corso un test nei supermercati ASDA con le bottiglie di latte costruite con lo stesso principio.
Ma che ne penseranno i consumatori? Si faranno conquistare dai valori ecosostenibili di questi contenitori o storceranno il naso, perché il vino non è vino se non è in bottiglia? Certo, di questi tempi, se il risparmio in termini di costi venisse trasferito al consumatore, con prezzi più bassi, quindi, la bottiglia di vino di carta pesta potrebbe avere sicuramente qualche chance, almeno tra i vini da consumare entro l’anno.
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