Ispirata da questo post, letto stamattina, e da un link condiviso ieri sera da un amico, ho pensato di dedicare un post a una categoria di utenti di Facebook, ma si potrebbe dire di umanità in generale, che noto spesso. Ecco dunque la mia lista di 5 modi per essere pigri su Facebook.
- Commentare un link senza aver letto il contenuto dell’articolo linkato. Di solito ci si basa solo sul titolo. O magari su un estratto citato dal contatto su Facebook.
- Variante soft: si mette solo un like, tanto basta
- Variante hard: se si invita il commentatore a leggere l’articolo, prima di commentare, il commentatore si difende orgogliosamente dicendo che si era basato sull’estratto. Nel peggiore dei casi citerà il diritto di ogni essere umano ad avere un’opinione (pigra)
- Condividere link con titoli che contengano parole come “Scandaloso”, “Vergogna” e abbondanza di punti esclamativi senza aver controllato le fonti. Tipicamente questi contenuti vengono pubblicati su blog che si appoggiano ad Altervista o simili, non citano mai una data esatta, né un riferimento preciso. In alcuni casi sono testate ultra-locali schierate completamente da una parte o dall’altra. I contenuti spesso hanno il tono catastrofico di un Nostradamus 2.0. I commenti dei lettori sono il più delle volte sgrammaticati e pieni di volgarità.
- Condividere foto con estratti o sunti di leggi passate in parlamento prive di alcuni riferimento al numero della legge, alla data della votazione, ecc. Solitamente i contenuti sono del tipo “ladri”, “nessuno ve lo dirà mai”, meglio ancora se dette leggi vanno a vantaggio dei parlamentari o, se proprio vogliamo raggiungere i massimi livelli, degli immigrati.
- Dimenticarsi di fare la ricerchina più semplice di Google, prima di condividere un articolo “Scandaloso”: cercare titolo più “bufala”. Ci vuole un attimo. C’è gente, non pigra, che si impegna giorno dopo giorno a svelare le bufale, a spiegare perché si tratta di bufale. Rispettate il loro lavoro per l’umanità (pigra).
- Pensare che la vita dei nostri contatti sia esattamente come la descrivono su Facebook. Un’analisi senza alcun rigore scientifico dei contenuti pubblicati dai miei contatti su Facebook mi ha portato a dividere gli utenti in due macro-categorie: quelli che per cui sembra andare tutto sempre bene, che scrivono sempre cose positive, e quelli che invece si lagnano per qualsiasi cosa. Poi c’è la terza categoria, quella di coloro che mediano, ma sono meno interessanti. Ora, così come voglio sperare che chi si lamenta sempre e comunque su Facebook non abbia in realtà una vita tragica ogni secondo della sua giornata, lo stesso vale per chi è sempre positivo. Solo perché uno non scrive i propri casini su Facebook non vuol dire che non ne abbia: bando alle invidie, dunque.