Ieri sera sono stata al Wine and Food Film Festival organizzato dalla Provincia di Roma. Una serie di serate che fino al 20 agosto vede avvicendarsi pellicole più o meno conosciute proiettate all’interno della bella cornice del cortile interno di Palazzo Valentini. L’ingresso è libero (thumbs up), c’è solo da fare la fila dalle 19 per prendere i posti. Lo spettacolo invece inizia alle 20,45 circa e prevede prima la lettura di un testo che riguarda cibo o vino (ieri l’attore era bravo, il testo bello ma troppo, troppo lungo), e poi ieri in particolare hanno proiettato prima l’incantevole Belly Button Broth, favola in cortometraggio sulla nascita dei tortellini, e poi il clou era Focaccia Blues, docufiction sul caso della focacceria di Altamura che ha battuto McDonalds (interessante e divertente insieme, anche se mi aspettavo qualcosina di più, lo ammetto).
L’aspetto che invece mi ha interessato come blogger che parla di marketing del vino è stato il tie-in della degustazione di prodotti tipici presso l‘Enoteca della Provincia di Roma, con menu speciale per chi vedeva il film a 12 euro che includeva bicchiere di vino e una ricca selezione di assaggi. La location è splendida, soprattutto se ci si ricorda di prenotare i tavoli affacciati sui fori di Traiano. La coerenza tra evento principale e degustazione era ineccepibile così come ho apprezzato il fatto che le ragazze che lavoravano lì abbiano colto appieno l’opportunità di sfruttare l’extra visibilità per invogliare la gente a tornare anche dopo: e infatti oltre a spiegarci bene i vari prodotti ci hanno spiegato anche come funziona solitamente l’enoteca invitandoci a tornare. Fin qui tutto bene, davvero. Peccato per una signora che a un certo punto ha iniziato ad alzare la voce con le ragazze che stavano in sala. All’inizio ho pensato a una cliente insoddisfatta, fronteggiata da una timida ragazza che cercava di tranquillizzarla. Devo dire che tutto questo litigio mi ha messo un po’ di ansia, la digestione s’è bloccata di blocco (lo so, sono sensibile) mentre guardavo atterrita prima la scena poi la mia amica poi ancora la scena. Infine, la signora ci ha avvicinate e ci ha chiesto se eravamo lì per il film e se potevamo liberare il tavolo per gli altri (non c’era NESSUNO). Solo quando ha detto “di là abbiamo già aperto” ho capito che lavorava lì. Insomma, la tizia evidentemente era un qualche funzionario/impiegato della Provincia che non ha ben chiaro come ci si comporta davanti ai clienti. E, come abbiamo scoperto mentre facevamo la fila alla cassa, aspettava degli amici suoi da far sedere… Non so perché ma mi ha ricordato la paginetta della guida Routard della Rep Ceca in cui spiega certi atteggiamenti dei camerieri abituati ancora alla Praga di un tempo… A buon intenditor…
Peccato perché Zingaretti mi sta molto simpatico (l’ho incrociato al volo lo scorso Vinitaly e mi è sembrato particolarmente cordiale) e soprattutto le ragazze erano brave. Se non altro questo incidente mi offre lo spunto per ricordare un’altra regola base della comunicazione del vino e del cibo, lesson #4: davanti ai clienti, in enoteca come al ristorante, non si deve mai alzare la voce. Mai. Se hai qualcosa da chiarire coi dipendenti lo fai lontano dalla sala. Lo so che i più penseranno che sia scontato, ma evidentemente non lo è (e fra l’altro m’è capitato anche di recente in un’altra enoteca, in questo caso a gestione interamente privata, cosa ancor più riprovevole).