#quellavoltache è un progetto narrativo estemporaneo per raccontare le volte in cui siamo state molestate, aggredite, ma anche le volte in cui ci siamo sentite in pericolo e non sapevamo bene perché, e ci davamo delle cretine per esserci messe in quella situazione. Perché il patriarcato che non ti crede è lo stesso che cerca di colpevolizzarti per quello che ti infligge.
Avete qualcosa da raccontare? Usate #quellavoltache su Twitter, Facebook, Instagram, il vostro blog, Medium, dove vi pare. Dite a tutti come vi siete sentite, cosa avete pensato, perché non avete parlato, e se avete parlato, cosa è successo poi.
Quando incontro qualcuno e dico che lavoro in questo settore, la reazione di tutti è sempre “Oh, che bello”. Vaglielo a spiegare che, diciamoci la verità, è un settore come tanti altri. E come altri settori, anche qui c’è un bel panorama di uomini che ancora si approfittano di donne, tanto più che è un settore notoriamente più popolato da uomini che da donne.
Per mia fortuna non mi è mai successo niente di che. Eppure. Eppure alcune situazioni che mi hanno messo a disagio ci sono state.
Come #quellavoltache lavoravo in un posto dove uno dei capi (che aveva una figlia dell’età mia che lavorava nello stesso posto) pretendeva che lo si salutasse sempre col bacetto – e io questa cosa la schivavo sempre, senza neppure essere cosciente che in un altro posto di lavoro l’avrebbero chiamato abuso.
O #quellavoltache, stesso periodo, stesso ambiente, un giornalista che poteva essere mio padre mi si è appiccicato così tanto che un mio collega per aiutarmi si finse il mio fidanzato, e lo ringrazierò sempre per questo, anche se non ci sentiamo più.
O #quellavoltache dovevo intervistare una persona, stesso ambiente, ed era uno che era così risaputo che ti metteva le mani addosso che ho chiesto a un altro mio collega di farmi compagnia in stanza durante l’intervista, mentre tutti gli altri erano a pranzo, perché da sola con quello non ci volevo stare ma l’intervista l’avevano assegnata a me e la dovevo fare.
O #quellavoltache a un press tour, un altro giornalista enogastronomico mi chiese se ci scambiavamo i biglietti da visita. Io avevo iniziato a lavorare come freelance e ogni contatto per me era prezioso. Peccato che quella sera, quando ormai dopo cena eravamo tutti in camera, il giornalista mi abbia mandato un sms chiedendomi se scendevo nella hall per fare due chiacchiere. Sarà stata l’una di notte. Quell’uomo pure poteva essere mio padre. Ho ignorato il messaggio ma non ho dormito molto bene. Per la cronaca il tizio ha continuato a ricicciare con una certa regolarità, ed è stato quello che mi ha spinto a scoprire come si blocca un numero sull’iphone4.
Queste cose sono accadute tutte prima che compissi 30 anni. Ero attenta, sempre in allerta, e per fortuna non mi è mai successo nulla.
Passati i 30 per fortuna il mio appeal verso i vecchi è andato scemando. Vivo molto più rilassata. Eppure.
Eppure c’è anche #quellavoltache, è stato pochi anni fa, i 30 li avevo già passati, e un consulente che lavorava a un progetto che seguivo aveva preso a fare battute a sfondo sessuale durante le riunioni. Era un ambiente a me familiare, mi sentivo a mio agio ed ero più vecchia e più accorta, e sapevo bene che quelle battute a sfondo sessuale perché tanto siamo tra uomini e Slawka non si offenderà mica (o magari da sessista non ci ha neppure pensato), erano da collegare solo alla sua presenza. La prima riunione così mi ha infastidito, ma non ho detto niente. Alla seconda no. Alla seconda sono scoppiata: “XXX, ma come mai quando ci sei tu vengono fuori tutte queste battute a sfondo sessuale che quando non ci sei invece non si fanno?,” davanti a tutti. Ricordo ancora la luce nella stanza, il tavolone lungo delle riunioni. Fino a un attimo prima quella persona pareva mi dovesse passare chissà quanti contatti. E ne ha. Ne ha tanti davvero. Casualmente poi non ne ha fatto più menzione. Ma almeno quelle battute non le ho più dovute sentire.
Queste cose non pensavo le avrei mai scritte. Per il semplice motivo che sono piccole, e non volevo sentirmi dire “che sarà mai, non ti è successo nulla.” Eppure non sarebbero dovute accadere lo stesso.
#quellavoltache è un progetto narrativo estemporaneo per raccontare le volte in cui siamo state molestate, aggredite, ma anche le volte in cui ci siamo sentite in pericolo e non sapevamo bene perché, e ci davamo delle cretine per esserci messe in quella situazione. Perché il patriarcato che non ti crede è lo stesso che cerca di colpevolizzarti per quello che ti infligge.
Avete qualcosa da raccontare? Usate #quellavoltache su Twitter, Facebook, Instagram, il vostro blog, Medium, dove vi pare. Dite a tutti come vi siete sentite, cosa avete pensato, perché non avete parlato, e se avete parlato, cosa è successo poi.
PS questa iniziativa è stata lanciata da Giulia Blasi. Questo è il post da cui è pratito l’hashtag #quellavoltache.