Da ieri è iniziato il tam-tam relativo al disegno di legge in discussione al Senato che prevede l’istituzione di un ordine dei sommelier. So di ripetere quanto detto già da altri (es) in queste ore ma non resisto: qualcuno sa dirmi a cosa servirà l’ennesimo ordine professionale lobbistico e anacronistico (se non a togliere dalle tasche dei diretti interessati ancora un’altra quota associativa annuale)?
Migliorerà davvero l’immagine del vino italiano? Aiuterà a venderlo? La mia preoccupazione più grande è che l’istituzione di un ordine professionale vada a rafforzare quell’aura altezzosa che tanti consumatori che non sono appassionati e che stanno al di fuori vedono aleggiare attorno a questo mondo. In un momento in cui la comunicazione del vino “dal basso” comincia a prendere piede perché più accessibile – le guide che parlano tanto di tannini cedono il posto ai blogger – mi sembra davvero un modo di far sì che il vino italiano vada a passo di gambero. Tanto per rendere i suoi protagonisti ancora più suscettibili di diventare macchiette televisive.