Ah, le lobby! A quanto dice il comitato parlamentare per la salute in Gran Bretagna il governo è più influenzato dai supermercati e dall’industria per le bevande che dagli esperti in salute che avevano chiesto di fissare un prezzo minimo per ogni unità di alcol al fine di combattere il problema dell’alcolismo.
Il fatto è che a leggere le argomentazioni espresse su Decanter io mi trovo d’accordo col governo – e con l’industria. Ma guarda un po’? Già, perché fra le argomentazioni espresse c’è il fatto che fissare un minimo andrebbe soprattutto a colpire (ingiustamente) le tasche dei consumatori moderati di bevande alcoliche. Per non parlare del fatto che, davanti alla dipendenza, il prezzo non ha mai scoraggiato nessuno. Fate banalmente il conto di quanti soldi spende in un anno un fumatore neppure eccessivamente accanito, da 10 sigarette al giorno, diciamo, e cosa ci si potrebbe comprare con quei soldi. Oppure pensate al tasso di alcolismo nelle economie in transizione. Ma di esempi ce ne sarebbero a non finire.
Le altre raccomandazioni includono invece la comunicazione: comunicazioni obbligatorie sulle etichette che avvisino sul pericolo di assumere alcolici, tipo sigarette, e informino circa il numero di unità alcoliche contenute in ciascuna bottiglia (un mistero per i più, me inclusa!), restrizioni su pubblicità e promozioni e divieto di pubblicizzare alcolici sui social network (il che aprirebbe un capitolo a parte soprattutto visto che tanti di noi parlano di vino proprio nei social network e le piccole aziende hanno finalmente un modo di arrivare a tutti. Sarebbe vietato anche questo tipo di scambio?). E per chi volesse approfondire l’argomento, ho trovato questo studio dell’Institute of Alcohol Studies in Inghilterra – può non essere aggiornatissimo nella panoramica dei paesi europei ma alla fine le argomentazioni sono sempre le stesse.